Progettare il paesaggio arredo con SketchUp sul Monte Baldo.

Progettare il paesaggio arredo con SketchUp sul Monte Baldo

Le interviste con gli utenti rappresentano sempre una gradita occasione di approfondimento per il blog di SketchUp Italia e anche questa volta gli spunti di riflessione non mancano. Accompagnati dall’architetto Riccardo Bandera, ci addentriamo nei dettagli di uno dei suoi progetti d’interni più suggestivi, quello per la stazione d’arrivo della funivia che parte da Malcesine (VR), sulla riva del Lago di Garda e porta ai quasi 1800 m dello Skywalk, in cima al Monte Baldo.

Immagini concesse da Tonolli soluzioni d’arredo.

Luogo, legno e sostenibilità per un interno con vista mozzafiato

L’utilizzo del legno d’abete naturale, così preponderante in questo progetto d’interior design, è solo uno degli aspetti con cui si dà modo al luogo di informare gli interni di una struttura eminentemente tecnica, com’è un impianto di risalita. Il progettista è riuscito a sfruttare le potenzialità del materiale per portare le suggestioni del paesaggio circostante a contatto con le persone, con un sapiente gioco di spigoli, creste e contrasto cromatico, che rendono la zona ristoro e la sala d’attesa una sorta di scena teatrale viva, con le montagne (quelle vere) a far da quinta sulle ampie vetrate della stazione.

Per entrare in argomento, si consiglia di dare un’occhiata al manifesto dell’arch. Bandera, pubblicato sul suo sito: un breve testo che spiega come il legno sia l’unico materiale da costruzione il cui processo produttivo genera più ossigeno che anidride carbonica, che viene invece “congelata” nel tempo, dalla sua mancata decomposizione naturale nel bosco.

Benvenuto Riccardo sul blog di SketchUpItalia, raccontaci di te, della tua attività, del tuo studio e della connessione con il territorio che sta alla base del progetto d’interni della stazione a monte della Funivia Malcesine – Monte Baldo.

Buongiorno e grazie per l’invito. Le mie origini sono trentine, sono di Rovereto, ma ho lo studio e vivo a Mestre. Il motivo è molto semplice: quando studiavo architettura a Venezia, ho conosciuto la persona che poi è diventata mia moglie, lei era di Mestre e quindi siamo rimasti qui. 
La cosa interessante è che lavoro parecchio in Trentino, quindi mi capita una cosa un po’ buffa: il più delle volte, per me andare via per lavoro significa, in un certo senso, tornare verso casa, come conferma anche il progetto di cui parliamo oggi. 

Possiamo dire che in questo caso si tratta proprio delle mie zone, perché ho passato la gioventù facendo la spola da Rovereto per andare a regatare sul Garda. Nelle mie memorie di giovane velista, il Baldo rappresenta il fianco sinistro del campo di regata e non si tratta solo di praticare uno sport bellissimo in una cornice magnifica, ma sono proprio le pendici dei monti a determinare i venti. Io continuerò sempre ad associare il Monte Baldo al vento con cui sono cresciuto, perché ho passato tutti i pomeriggi della mia gioventù ad allenarmi lì sotto. Non vorrei ora addentrarmi in dettagli sui venti e le condizioni locali per i velisti, è solo per dire che per me si tratta di una memoria radicata un po’ più in profondità rispetto alla “semplice” bellezza del paesaggio del Garda trentino nota ai più, potrei dire che riuscivo quasi a riconoscere ogni cresta per come modifica l’azione del vento.

Spostandoci invece sulla cima del Baldo, all’arrivo della funivia, quindi rovesciando il punto di osservazione, il panorama che si gode è stupendo, a cominciare dalla veduta dell’intero lago nelle giornate più terse. Ovviamente è anche un ottimo posto per camminate, escursioni, sci alpinistico, mountain bike, parapendio, ecc., diciamo che non ci si annoia neanche prendendo il sole su una sdraio.

Però, anche se il lago è vicino, non bisogna dimenticare che si è in quota e le condizioni meteo possono variare con una certa rapidità, quindi serve un riparo, che possa essere anche una zona di attesa piuttosto ampia, finché non passa il brutto tempo, oppure finché la funivia non smaltisce l’afflusso di persone riportandole a Malcesine. Questo era uno dei temi del progetto di interior design, assieme alla zona di ristorazione attigua.

Arrivo della funivia Malcesine Monte Baldo con bar Skywalk.
Veduta della stazione a monte della funivia Malcesine - Monte Baldo

Già dall’introduzione si capisce più che bene quanta passione hai messo nel progetto, non poteva proprio andare diversamente. Diamo qualche dato tecnico per inquadrare il manufatto su cui hai sviluppato il tuo progetto d’interni.

Funivia Malcesine – Monte Baldo

Inaugurazione: 1962; 2002 (ristrutturazione)
Lunghezza totale: circa 4.325 metri
Dislivello totale: circa 1.650 metri
Quota d’arrivo: 1760 m s.l.m. in località Tratto Spino
Tempo di percorrenza: circa 20 minuti
Portata oraria: circa 600 persone/ora

Cabine dotate di ampie vetrate, per ammirare il paesaggio circostante durante la salita, da 45 posti nel primo tratto (Malcesine, San Michele) e 80 posti (con cabina rotante) nel secondo (San Michele, Monte Baldo).
La funivia è accessibile anche alle persone con disabilità ed è possibile trasportare biciclette.

Com’è nata l’idea del progetto e quanta libertà d’azione hai avuto nel proporre le tue soluzioni?

L’incarico nasce da una conversazione informale sul fatto che all’interno di questa stazione funicolare in quota, così bella, nuova, dalle forme avveniristiche, non ci fosse uno spazio altrettanto adeguato, sia dal punto di vista estetico, che funzionale. Si tratta proprio di un bell’impianto, con delle belle stazioni, che le persone ammirano quando salgono, ma in cima c’era una sorta di bazar con souvenir di vario genere, più un ristorante self-service e un bar, il tutto senza nessuna contestualizzazione. Poteva essere un qualsiasi autogrill di 20 anni fa.

Ma soprattutto c’era un problema funzionale: mancava uno spazio di ricovero in caso di maltempo, per un numero di persone che può essere considerevole. Non stiamo parlando di quattro escursionisti scalmanati, qui arrivano storicamente molte persone, perché è un impianto accessibile, che parte da una località turistica (Malcesine) e offre un panorama che difficilmente si può ammirare senza camminare un bel po’, a questo si aggiunge tutta la parte sportiva, in particolare quella legata allo sviluppo delle mountain bike.

La commessa nasce da queste due esigenze che possiamo coniugare in una: una sala d’attesa contestualizzata nell’ambiente, sia quello costruito, che quello naturale, che svolgesse anche la funzione di punto di ritrovo sicuro per parecchia gente. Infatti quando ho cominciato a ragionarci, le prime riflessioni vertevano verso le hall degli aeroporti, perché servivano tante sedute.
Le idee iniziali, per lo meno sotto l’aspetto funzionale, non andavano tanto distante dalle file di sedie in metallo e similpelle, tipiche degli aeroporti, ma dal punto di vista estetico non era quello che volevo. Non volevo una sala d’attesa della “stazione”, come siamo abituati a immaginarla.

In più c’era un altro elemento dal quale non potevo proprio scappare: la forma tridimensionale del manufatto è sinuosa e intrigante, ma in pianta gli spazi da allestire sono due quadrati con alcune colonne e pilastri. Io volevo qualcosa di formalmente complesso che scardinasse questa ortogonalità monotona.

Planimetria stazione funivia Malcesine Monte Baldo.
Planimetria del bar Skywalk (a sinistra, con terrazza) e della sala d'attesa (a destra) della stazione d'arrivo della funivia Malcesine - Monte Baldo

Ricercare la complessità naturale del luogo

Così ti sei messo a ricercare delle soluzioni formali complesse, organiche, che non ricalcassero l’impianto squadrato dei due vani a disposizione. Qualcosa mi dice che le tue amate creste che modificano i venti ti siano venute in aiuto.

Esatto, è bastato che mi guardassi attorno e vedessi in modo diverso quelle montagne che conoscevo bene per altri motivi. Può essere complicato cercare di vedere cose ben note con altri occhi, ma poi è scattata una sorta di molla che mi ha indirizzato verso l’idea di portare il panorama esterno all’interno della struttura, perché quella complessità randomica che cercavo, la natura ce l’ha già ed è già parte di quel luogo.
Guardare le creste delle montagne come se avessero un’altra veste mi ha aiutato. Ho cercato di riprodurle in modo che il progetto d’interni diventasse una propaggine di paesaggio incastonato in un riparo sicuro, coperto, anche un po’ squadrato come si diceva prima, ma sempre parte di quello stesso luogo.
Quindi ho cercato di semplificare la complessità della natura attraverso la geometria, questo di fatto è diventato il tema del progetto.
Quando si entra in questi spazi si può quasi avere la sensazione che gli arredi invitino e preparino allo spettacolo naturale che si gode dalle ampie vetrate, anche quando non splende il sole.

Concept arredo stazione funiva.

Funzionalità di forme con materiali naturali e sostenibili

La genesi del tuo paesaggio arredo è davvero interessante e anche ricca di spunti di metodo, per cercare nel luogo ispirazioni e punti d’ancoraggio per il progetto, sia esso d’architettura, che di interior design e la soluzione finale è certamente d’impatto. Però siamo in montagna, per di più con una vocazione sportiva piuttosto marcata, non è che queste superfici lignee quasi verticali che sorreggono le sedute se la vedano un po’ brutta con scarponi da montagna, da sci con relativi ganci metallici, bastoni, zaini, ecc.?

Certo qui di sportivi ne passano parecchi, ma anche a distanza di tempo (la realizzazione è del 2019) le strutture d’arredo reggono in maniera egregia. Il fatto è che il legno è un materiale eccezionale che io adoro, basta proteggerlo dove serve (le sedute e gli schienali) e un disegno sufficientemente oculato fa il resto.
Il sottosquadro delle superfici sotto le sedute e la conformazione delle panche è abbastanza per non indurre grossi scontri con gli scarponi, in più l’inclinazione degli schienali porta a posizioni più rilassate, con le gambe distese e al contempo preserva le parti superiori. Quindi sono solo le parti rivestite in nero quelle effettivamente soggette a usura, ma si tratta di cuscini rimovibili, sono lì apposta.
È tutto il progetto di design che cerca di coniugare il richiamo alle forme dei monti con la funzionalità che questo spazio necessariamente prevede, funzionalità che è fatta anche di scarponi da sci, di sassolini incastrati nelle suole, ecc.
È il disegno che guida la postura dell’utente: andare ad appoggiarsi dove “non si deve” implica assumere una posizione innaturale, scomoda. Dopodiché stiamo sempre parlando di pannelli di 27 mm a tre strati di legno di abete naturale, non è cristallo, anzi soffre meno l’usura rispetto a materiali verniciati, laccati, nobilitati, impiallacciati, ecc.
C’è anche un aspetto geometrico della struttura che aiuta: pensando a un tavolo normale, lo sforzo è tutto negli incastri tra le gambe e il piano, se quelli non tengono, le gambe non stanno dritte e prima o poi viene giù tutto, questi invece sono mobili più corposi, composti da pannelli molto spesso di forma triangolare, che s’incastrano tra loro in modo preciso e formano delle strutture poliedriche, praticamente indeformabili.

Ma oltre al velista, facevi anche escursioni in queste zone?

Dedicarsi alla vela è piuttosto impegnativo, però qualche escursione in zona la facevo, sopratutto sull’Altissimo, che è la cresta a fianco al Baldo, anche perché è più veloce da Rovereto passare per l’altopiano di Brentonico, arrivare al rifugio Graziani e da lì incamminarsi, piuttosto che scendere a Torbole e poi andare fino a Malcesine per prendere l’impianto di risalita. Considera anche che quando facevo vela io, la funivia non era ancora stata rinnovata, non era attraente come quella di adesso e d’inverno era spesso chiusa. Io bazzicavo le montagne soprattutto d’inverno, quando far vela sul Garda significa davvero patire tanto freddo.
Sono davvero luoghi molto belli, magari meno conosciuti, perché la notorietà turistica è tutta del lago, ma le estati molto calde, lo sviluppo delle e-bike e anche un diverso tipo di turismo, portano sempre più gente verso le montagne. Sono anche circuiti tipici per il giro in moto della domenica, con centauri che arrivano fin dall’Emilia e dal Tirolo.

Immagini del bar SkyWalk e della sala d’attesa con vetrata panoramica.

Dal concept agli esecutivi con le Estensioni di SketchUp

Un’altra cosa che mi incuriosisce è il passaggio dal concept, quello ispirato alle creste dei monti, al progetto, alla scelta dei materiali e infine alla realizzazione di questi elementi, che sono tutt’altro che una produzione standard.
Si tratta di step diversi con una successione ben definita, o si sviluppano un po’ tutti assieme? Ho visto che hai prodotto delle tavole estremamente dettagliate per la costruzione di ogni singolo mobile e queste non possono prescindere dalla scelta del materiale. 

In primis è certamente il concept, segue la modellazione di questo paesaggio interno fatto di punte e di creste modellate sugli spazi dell’edificio, rivestendo anche i suoi pilastri (alcuni abbastanza invadenti per via della copertura da sostenere), considerando gli affacci, ecc. La scelta del materiale arriva dopo, anche se il mio progetto nasceva già sulla scorta di un’esperienza precedente, quella del Panificio Moderno a Trento, in cui avevo disegnato un albero attorno al pilastro centrale, anche quello fatto in legno con taglio a controllo numerico. Questo è stato un primo approccio a una modellazione di forme complesse in legno, dopodiché è arrivato questo progetto del monte Baldo.

Di solito comincio dalla modellazione più pura, prima a mano libera e poi aiutato da SketchUp, senza preoccuparmi dei materiali, che entrano in gioco in seguito assieme alle logiche dei processi costruttivi. Però è anche vero che io utilizzerei sempre e solo il legno, perché è una cosa che sento proprio mia, che mi piace a prescindere da altre considerazioni.
Onestamente, tutte le argomentazioni legate alla sostenibilità indiscutibile di questo elemento naturale non fanno che corroborare la mia scelta e la mia volontà di insistere su questa strada, ma credo sia un amore che nasce più a monte, forse dal suo profumo nei miei ricordi d’infanzia. Ho passato diversi pomeriggi a piantar chiodi nel legno con mio zio, nel suo laboratorio, dove per diletto costruiva clavicembali. Sento l’utilizzo del legno quasi come una vocazione, che poi sia anche una scelta razionalmente corretta, particolarmente in questo periodo storico, è un plus non da poco, ma non so se senza il sentimento mi basterebbe.

Magari può sembrare un pensiero naif, ma a me piace l’idea che se il legno sta su questo pianeta da qualche miliardo di anni, forse bisogna studiarlo e cercare di imparare da lui. Per analogia anche le creste delle montagne stanno lì da un bel pezzo, con quella forma e per qualche motivo, il resto è già franato da tempo e ogni tanto scivola giù qualcos’altro, quindi ragionare anche su di loro non dev’essere proprio una perdita di tempo. Può darsi che queste siano solo suggestioni mie, ma per il momento mi hanno aiutato parecchio, quindi non vedo motivo di abbandonarle.

Tornando a termini più pratici, il mio incarico includeva la produzione delle tavole esecutive e studiando le possibilità di realizzazione di queste strutture poliedriche, ho scoperto che c’è un’estensione di SketchUp che le può aprire come degli origami, si chiama Unwrap and Flatten Faces ed è disponibile sulla Extension Warehouse gratuitamente. Così ho provato stamparle “aperte”, con colori e materiali corretti e fare dei plastici di carta. Grazie a questo plug-in sono riuscito a disegnare con facilità tutti gli schemi planari dei singoli elementi d’arredo.

Seduta plastico in carta 03.
Seduta plastico in carta 02.

La prossima è la tavola per una delle panche più complesse, modellata sempre con SketchUp, con a fianco il modello aperto e lo schema di montaggio dei blocchi realizzati in falegnameria. Nei casi degli arredi più ingombranti come questo, è stato necessario prevedere dei blocchi da assemblare poi in loco, perché le strutture intere non sarebbero state trasportabili.

Dal modello SketchUp esporto disegni 2D in formato DWG, che impagino con un software CAD 2D di tipo tradizionale. Uso questo flusso di lavoro, perché mi è più comodo, sopratutto per le piccole correzioni del disegno quando si hanno geometrie così complesse. In fin dei conti il file DWG esportato da SketchUp non crea problemi di importazione nei CAD nativi DWG. È un processo che per me risulta più flessibile, rispetto al mantenere i disegni bidimensionali derivati e collegati al modello 3D (cosa per la quale è molto più comodo il modulo Layout di SketchUp).

Panca 2 schema planare arredo interno Monta Baldo.

C’è un altra Estensione molto comoda, che ho utilizzato per il calcolo automatico dell’angolo di giuntatura dei pannelli, si chiama Angle Between Faces. Cerco di spiegarmi in termini pratici: finché si fa il modello di carta, lo spessore del materiale è insignificante, ma quando si passa ai 27 mm del pannello che viene tagliato dalla macchina a controllo numerico, bisogna fornire il giusto angolo di taglio sullo spessore (approssimato a due decimali), se no il montaggio non riesce, a meno di non rinunciare agli spigoli vivi, che sono una parte caratteristica del mio progetto. In pratica l’angolo di taglio deve essere pari alla bisettrice di quello formato dalle superfici dei due pannelli contigui.

Mi pare di aver detto tutto in merito allo schema generale del flusso di lavoro che utilizzo di solito e nello specifico di questo progetto. Per me SketchUp Studio è lo strumento di progettazione dal quale non posso prescindere, lo utilizzo da diversi anni e mi trovo a mio agio, anche per la connessione diretta con ottimi strumenti di rendering come V-Ray, che non avevo ancora citato, ma che è anch’esso parte integrante del mio modo di lavorare.

Io non cerco il massimo realismo dal render, mi serve che fornisca bene l’ambientazione, i materiali delle superfici e le luci, in modo che il cliente si possa fare un’idea verosimile del risultato, senza che io ci debba dedicare troppo tempo, che per definizione è sempre poco. Se mi dovessero servire delle immagini davvero fotorealistiche, quelle che si fa fatica a distinguere dalle fotografie reali, probabilmente mi rivolgerei a un esperto di archviz, che ritengo essere quasi una disciplina autonoma, come lo sono la progettazione impiantistica, piuttosto che la grafica editoriale. Secondo me l’architetto non può, o forse non deve, fare tutto, si deve imporre dei limiti e fare quel che gli riesce meglio. Per tutto il resto bisogna essere in grado di collaborare in modo proficuo con altri professionisti.

Dettaglio costruttivo, realizzazione, trasporto e montaggio

Adesso che ho capito come si è svolta la progettazione e la realizzazione degli elementi, mi incuriosisce sapere come avete trasportato tutti questi arredi fin lassù.

Posso anticipare che alla fine è andata meglio del previsto, ma c’è stato un momento in cui avevamo pensato seriamente all’elicottero, che non è esattamente il mezzo più economico e nemmeno il più comodo per il carico e lo scarico. C’è da considerare che la scelta del mezzo di trasporto ha anche delle implicazioni sulla produzione, perché bisogna rispettare un certo ingombro massimo dei singoli pezzi.
Un’altra difficoltà dalla quale non ci si poteva esimere è stata la necessità di effettuare trasporto e montaggio in inverno, mentre l’impianto della funivia era chiuso. Dato che il mio incarico comprendeva sia la progettazione esecutiva, che la direzione artistica, non avrei nemmeno potuto esimermi più di tanto dall’affrontare anche questi problemi.

Però ci sono stati una serie di fattori che fortunatamente si sono incastrati bene. Quello determinante è stato l’aggiudicazione della realizzazione di tutti gli arredi da parte di un’azienda del posto, la Tonolli soluzioni d’arredo di Brentonico, la cui sede è sostanzialmente di strada per salire sul versante est del Monte Baldo, quindi dal lato opposto alla funivia.
Per farla breve, siamo riusciti a sfruttare un breve periodo di clima secco e senza neve per fare la spola con i furgoni dalla fabbrica alla stazione a monte della funivia, avvalendoci anche della strada sterrata che usano d’estate i rifugi in quota per l’approvvigionamento. Se ci fossero stati la neve e il ghiaccio tipici della stagione fredda, almeno l’ultimo tratto sarebbe stato assolutamente impraticabile. Alla fine si è riusciti ad avere un prodotto locale con costi di trasporto ridotti, ossia un altro tassello che inserisce bene nel tema della sostenibilità del progetto.

La Tonolli è stata peraltro un ottimo partner. È un’azienda di persone molto collaborative che mi hanno aiutato nella definizione della progettazione esecutiva degli elementi e anche loro sono stati soddisfatti del prodotto finito. Posso aggiungere un aneddoto che mi ha fatto particolarmente piacere: inizialmente si pensava di dover usare parecchia ferramenta all’interno dei mobili, per conferire solidità alle strutture, ma la precisione dei tagli e la maestria nella composizione e incollaggio dei pannelli si sono dimostrate tali da consentirne un impiego davvero limitato.

Grazie Riccardo per il racconto piacevolmente dettagliato, a questo punto non resta che andare a farci un giro di persona.

È stato un piacere, grazie a voi.

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